I Nanirossi diventano pupazzi! Un po’ di tempo fa due cari amici , Damian ed Edvige, di ritorno dall’Argentina ci hanno portato questo bellissimo regalo! Una coppia di pupazzi fatti a mano con le fattezze di Rodrigo e Josephina. Pronti a diventare protagonisti di mille e più fantasie acrobatiche della piccola Chloé 😆.
regalo inatteso
Ispirando racconti
Ecco un regalo inatteso arrivatoci un paio di giorni dopo uno spettacolo da Stefano, per caso finito nel cerchio del nostro spettacolo fatto a Calizzano settimana scorsa. Parole bellissime, che riempiono di gioia e gratitudine, che ci danno la forza e la voglia di proseguire questa strada bellissima intrapresa anni fa….. Grazie Stefano.
“Mentre gironzolavo per la fiera del paesello, scorsi una piccola folla di persone messe in cerchio con nel mezzo due giovani che saltavano e ballavano vestiti come al circo. Mi avvicinai incuriosito, dovetti allungare un po’ il collo per vedere meglio il loro spettacolo e anche se non capii bene di cosa si trattasse notai la loro mimica che era eccezionale.
Erano i NANIROSSI, una coppia di giovani artisti di strada di cui non avevo mai sentito parlare che senza proferire parola mettevano in scena una serie di schetch, acrobazie, giochi di prestigio che non vedevo dal vivo da quando bambino, ero stato al circo.
Cercai di confondermi timidamente tra la folla per non essere coinvolto nei giochi , due spettatori presero parte attiva allo spettacolo tra gli sguardi incuriositi e gli applausi divertiti del pubblico. I due attori , Rodrigo e Josephine, sprizzavano emozioni ed energia da tutti i pori, i loro sguardi da bambini ingenui e divertiti arrivano diretti al mio cuore ed io cercavo prudentemente di controllare e filtrare le emozioni che suscitavano.
Tutti ci accorgemmo di quanto fosse bella Josephine, del suo fisico asciutto ed elastico, piccola di statura e talmente espressiva da farti capire tutto senza parlare.
Al suo fianco Rodrigo, un bambinone dolcissimo che trasmetteva simpatia e tenerezza, alzando Josephine in aria come un fuscello, fino a farle toccare il cielo. Mi ritrovai come un bambino muto a capire i loro versi, i loro strilli e le loro smorfie, con le mani sopra gli occhi ed il cuore in gola mentre lei si reggeva col solo capo sulla testa di lui, un numero pericolosissimo e difficilissimo, con la paura che lei potesse cadere; a sorridere dei due spettatori coinvolti mentre abbracciati ballavano un lento, a battere le mani al ritmo della musica, dei loro giochi e dei loro salti. Mi ritrovai bambino per quel tempo, che non saprei definire quanto, ad ammirarli fare i loro giochi e noi a dimenticarci di essere adulti, aritrovandoci a sorridere l’uno accanto all’altro pur senza conoscerci.
Io dimenticai addirittura di essere solo, quel piccolo paese era come il mio, quel pubblico era la mia gente e guardava dalla mia stessa parte. Adottammo per quel tempo i due giovani che col loro entusiasmo ci avevano tenuto insieme, un po’ meno arcigni e distanti tra noi, rispetto alla vita di tutti i giorni. Sarà questa la magia del teatro di strada? Abbiamo bisogno anche di queste emozioni per abbattere i nostri muri. Di tornare come quando non avevamo la parola e ci esprimevamo con versacci ed il nostro linguaggio inventato, indicando col dito, piangendo, ridendo e facendo le boccacce per far ridere l’altro. Spogliarci un po’ dell’abito dei nostri ruoli. Fare le capriole per divertire chi abbiamo davanti, per farci notare, per chiamarli a noi ed avere un po’ di attenzione, senza tante strategie e bei discorsi. Di salire sul palco, con Rodrigo e Josephine, per fare i giochi e salti come loro o almeno provarci, per ricevere un applauso e regalarlo agli altri, vedersi circondati da gente che ride , infischiandosene del loro giudizio o della loro indifferenza, confidando che qualcuno alla fine capirà la nostra arte. Alla fine venne il giro del cappello, dove noi possiamo percepire quanto valore diamo all’arte di strada, ed io avevo solo pezzi grossi, così mi persi nella fiera per farmeli cambiare ed al mio ritorno i Nanirossi erano seduti sulla loro scatola , uno accanto all’altro, senza più cappello.
Erano teneri e stanchi, non ebbi il coraggio di avvicinarmi per dar loro la mano, per ringraziarli e dire loro:
portate sempre tra la gente
con coraggio e fierezza
il vostro entusiasmo
e la vostra delicatezza.”