Ancora un paio di giorni e torneremo a Torino per indossare nuovamente i panni di Totochabo e Claude, i due personaggi dell’ultima creazione a cui abbiamo partecipato: “INVISIBILE AGLI OCCHI” (ne ho parlato già).
Ecco la scheda dello spettacolo pubblicata in occasione del festival “il sacro attraverso l’ordinario” :
Il mondo non è tutto qui! No? E allora dov’è? Dov’è il resto del mondo? O qualche altro mondo. E perché io vedo e credo solo in questo mondo? E soprattutto, di quale mondo state parlando? Parliamo del mondo della scoperta e della meraviglia. Non il mondo di ogni giorno, sicuro e definitivo, ma quello del bambino, per il quale l’avventura in questo mondo, per noi banale e ripetitivo, è fonte di stupore immenso e di nutrimento reale. Parliamo dello stesso mondo. Eppure parliamo di un mondo diverso, per il quale ci vogliono occhi diversi. Parliamo della meraviglia che possiamo provare nell’incontro tra artisti che praticano diverse tecniche e diverse espressioni creative, ma che possono incontrarsi in territori di confine non più di “teatro”, o di “circo”, ma di Poesia. Nel regno della Poesia lo spettatore può – per un momento – dimenticare le etichette, e con queste un po’ del tedio ordinario, della meccanica, spietata ripetizione degli eventi, così noiosa, eppure così rassicurante – per ritornare bambino, nutrendosi in maniera diretta ed immediata e accettando di provare un brivido. Un brivido di paura, di piacere, di dubbio. Forse il mondo non è tutto qui.
Nello spettacolo il filo conduttore della scoperta rimbalza dall’attrice agli acrobati, attraverso storie surreali ed improbabili, misteriose e comiche, raccontate dalla voce, dai corpi, dalle immagini. Lo spettacolo nasce ad un bivio, dove s’incontrano il Teatro e il Nuovo Circo. Un teatro che coinvolge l’attore – in questo caso attrice – nella sua totalità, un teatro fatto di parole, ma anche di presenza fisica e di emozione. Un circo fatto di maestria e virtuosismo fisico, ma anche di sussurri, di sospensione poetica. Siamo alle soglie della scoperta e vorremmo rimanere sempre al bivio, senza dover scegliere mai, come i bambini non vogliono mai smettere di giocare. Perché quando finiamo di scoprire, quando il possesso su un’idea si fa talmente rigido da essere inamovibile, quando le cose ci appaiono irrimediabilmente determinate, quando finiamo per sempre di essere bambini nel mondo, il mondo, qualunque esso sia, non è più per noi.
Qua sotto il video del numero di mano a mano all’interno dello spettacolo:
Rispondi